giovedì 31 luglio 2008

LA FINE DEI RIFONDAROLI COMUNISTI


Dopo aver perso le elezioni politiche i compagni di estrema sinistra hanno perso la testa. Navigano fastosi verso il loro dissolvimento. Almeno prima potevano sperare che le loro osaa di dinosauri fossero conservate in qualche museo per amatori dei sogni infelici del Gulag. Adesso corrono verso un baraccone del Luna Park, qualcosa a metà tra il patetico ed il ridicolo. Se vendevano biglietti per farsi ammirare al loro congresso di Chianciano avrebbero incassato forse più di un circo con lo squalo bianco e la carcassa ben conservata dello pterodattilo. Meritava una fine più decorosa il brandello più cospicuo dell'allegra armata del 13 e 14 aprile.
Gli sconfitti hanno deciso che la loro disfatta è stata causata non dalla presunzione estremistica, ma dall'esserlo stato troppo poco. Cosi Oliviero Dilibero ha raccolto in un territorio politico vasto come un francobollo i suoi nostalgici del Partito Comunista d'Italia ( se ancora si chiama così): quattro gatti che si guardano in cagnesco, tenuti insieme non da un ideale, ma dal centralismo democratico, se dissenti ti fulmino. Così tra i rifondatoli ha vinto l'ala più estremista, quella del sogno di cose impossibili, della giovinezza che si spera eterna, grazie all'elisir di lunga vita dell'ideologia comunista, bevuta come Coca Cola.
Nella foto del trionfo li si vede sul palco come brontosauri, discesi da picchi primordiali:
Il neo segretario Paolo Ferrero con il sigaro in bocca il pugno chiuso. Sembra ancora vivo-lotta ancora in mezzo a noi-dice-, ma probabilmente è stato rievocato da qualche medium. Siccome Lenin e Stalin rimangono persone serie e non hanno tempo da perdere con le barzellette, hanno mandato avanti questi innocui fantasmi, che se
mbrano comparse di una qualche rievocazione folkloristica delle lotte di fabbrica che non ci sono più( le fabbriche).

Invece di modernizzarsi un po', rinunciando all'ideologia comunista, hanno preferito ripetere loro stessi nella versione gloriosa di quando i compagni avevano il potere nell'unione sovietica e facevano tremare le città con i loro slogan. Hanno liquidato Fausto Bertinotti,che resta il più giovane di tutti loro, almeno come cervello. Ha provato negli anni scorsi a creare un partito che rifiutasse la violenza, a Venezia ha organizzato un convegno sulle Foibe, senza paura di guardare alla realtà. Niente da fare.
I vincitori hanno sbattuto via Nichi Vendola, il governatore della Puglia, una persona che ci si riesce a parlare senza imparare per forza a memoria il frasario bolscevica. E la nuova dirigenza ha pestato il terreno con stivali chiodati. Una volta compreso che avevano la maggioranza dei delegati,ottenuta prendendo la gente per il collo, per impedire che i loro adepti ci ripensassero, hanno voluto il voto nominale. Non bastava alzare le mani( le mani sfuggono al controllo); hanno imposto che ciascun elettore si recasse al palco per dire con chi stava, lasciando l'impronta digitale della scelta, così da essere eventualmente marchiato come traditore al soldo della reazione se dovesse scivolare verso posizioni meno dure.
Questa deriva italiana dei comunisti somiglia a quella ultrà di tutta europa.Destinata ad essere una frangia inconsistente, priva di contributi interessanti da offrire al dialogo politico e allo stesso Partiti Democratico.

Non c'entra nulla la legge elettorale berlusconiana. C'entra la vecchiaia. Questi partiti sono decrepiti ed hanno le vene vecchie, il loro sangue non zampilla, stagna.Le loro idee e tesi politiche trasferite nel campo degli elettrodomestici sono come i fonografi, in quello dell'arredamento come i scaldaletto a carbonella. Nella memoria destano amore,sogni e odi. Ma sono roba da ferri vecchi. A Vendola e Bertinotti conviene andare nel partito democratico. Ma c'è posto per gente intelligente anche nel Popolo della Libertà....
Insomma in questi giorni è rinata Rifondazione Comunista. Bisognerebbe dir meglio: è rimorta, si è seppellita in un giubilo di bandiere rosse. Se non fosse per il colore che tende al rosso, il raduno pareva una rimpatriata dei legionari di Fiume. Devono aver brindato con bottiglie Molotov.

mercoledì 30 luglio 2008

LA DOVE C'ERA L'ERBA ORA C'E' UNA CITTA'.....................................................................


Mauro Cori presidente del circolo di Alleanza nazionale- PDL, denuncia lo stato di abbandono di alcune zone verdi di Castel di Lama:

“ E’ alquanto curioso constatare l’impegno di questa amministrazione per la valorizzazione e la tutela del verde e dell’ambiente. In primo luogo voglio denunziare la grande opera, come viene definita dai nostri amministratori, ovvero il nuovo’ PARCO DELLA PACE’ , che in contro tendenza alla funzionalità stessa per il quale è stato concepito si presenta alla gente con un grande muro cementificato che stona totalmente con il parco stesso. Si può costruire come entrata di un parco, un muro cosi grande di cemento? Mi pare un controsenso vero e proprio!!!!!
I nostri fossi, la quale bellezza non può essere messa in discussione cosa fa l’amministrazione per tutelarli e per renderli accessibili?
Piste ciclabili e camminamenti in questi luoghi sono un miraggio per Castel di Lama al contrario di altri comuni limitrofi che sono riusciti a valorizzarli.
Invito i cittadini di Castel di Lama a fare una passeggiata alle ‘ Querce di Georg’ che neanche a farlo apposta si trovano a pochi metri dalla sede comunale, per rendersi conto del grado di abbandono in cui versano, una delle zone verdi più importanti del territorio che ospitano arbusti di querce ultra secolari invase da erbacce che nessuno si degna di tagliare. Voglio ricordare loro che valorizzare e rendere accessibili questi luoghi e è sicuramente una ricchezza per il nostro territorio.
La strada di Colle Cese che attraversa quella che ancora può essere definita come zona totalmente agricola e che offre dei paesaggi mozzafiato, perché non la si sistema? La parte finale di questa ( via della Pace) in caso di pioggia diventa un vero e proprio torrente contornato da buche le quali costituiscono un vero e proprio pericolo per chi la percorre con automobili o altri mezzi.
Non basterebbe un giornale intero per descrivere tutto ciò che non è stato fatto e voglio ricordare a chi in questi giorni scrive sempre di ambiante e tutela di questo, che prima di farci sopra della propaganda su questi temi sarebbe bene intervenire per il bene della comunità tutta.”

lunedì 28 luglio 2008

PER IL SINDACO ROSSINI E' TUTTO OK


In seguito all’ultimo grave incidente stradale sul tratto lamense della Salaria interviene Mauro Cori presidente del locale circolo di Alleanza nazionale- P.d.L.
“ Riteniamo gravissimo alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi lungo la via Salaria, in particolar modo nel tratto che attraversa il centro abitato e che registra sempre un intenso traffico. Abbiamo denunciato a mezzo stampa tale situazione ma l’amministrazione comunale fa l’orecchio da mercante ed al contrario non ha preso nessun provvedimento atto a risolvere questa grave situazione. E’ tanto difficile installare strumenti come autovelox, dossi artificiali, bande sonore per costringere a ridurre la velocità sul tratto abitato? E’ impossibile sistemare gli incroci che immettono sulla salaria in particolare in via Scirola e via dell’Olmo? E’ roba dell’altro mondo migliorare l’illuminazione nei tratti a più alto rischio incidente?
E’ roba dell’altro pianeta vietare o cercare di diminuire il transito ai mezzi pesanti?
La cosa che mi preme sottolineare è come non sia solo la Salaria la strada che difetta in sicurezza ma che ce ne sono altre altrettanto pericolose come la via Roma da Piattoni a Villa Chiarini che manca del tutto di marciapiedi ed adeguata illuminazione.
La cosa che ci lascia sbigottiti è vedere come noi nel denunciare in continuazione queste situazioni possiamo sembrare patetici, ma al tempo stesso l’ amministrazione non ascolta affatto le denuncie che vengono da noi come dai cittadini, non li stimoli affatto nell’intervenire, lasciando queste problematiche in secondo piano, mentre si adoperano nell’autocelebrazioni pre-elettorali per manifestazioni come notte bianca, feste folkloristiche, ecc. Ai cittadini lamensi l’ardua sentenza!!!!”

mercoledì 23 luglio 2008

Liberi e pagati dallo Stato: la dura vita degli ex br



Lavorano in associazioni finanziate dagli enti locali, collaborano con deputati. Alcuni
si sono anche candidati alle elezioni e D’Elia è ai vertici della Camera
Sono usciti alla spicciolata e ora sono quasi tutti fuori. Con qualche restrizione o ormai
completamente liberi. Gli ex terroristi dell’ultrasinistra sono rientrati nella società. «Ci è andata
bene», ha sintetizzato Maurice Bignami, ex comandante di Prima linea. Alcuni lavorano nelle
cooperative, che offrono una chance di reinserimento agli ex detenuti; altri hanno preso strade
diverse. C’è anche chi è entrato nelle istituzioni, buttando via il passato come uno zaino
ingombrante, ed è pagato da quello Stato combattuto in gioventù. Recentemente Leonardo Conti,
figlio dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti, ucciso dalle Br il 10 febbraio 1986, ha posto alla
Regione Toscana due domande molto scomode: quanti familiari delle vittime del terrorismo
lavorano per la Regione o la Provincia o enti collegati a Firenze e in Toscana? E quanti ex
terroristi? Nell’attesa è il Giornale a tentare un primo censimento.
Corrado «Federico» Alunni Fondatore Br, 58 anni, arrestato nel 1978 dopo esser passato nelle
Formazioni comuniste combattenti. Nel 1980 tenta la fuga da San Vittore insieme a Vallanzasca,
nel 2003 scrive un libro con altri autori («La rapina in banca, storia, teoria, pratica»), da anni è fuori
di galera, lavora in una coop informatica. Vittorio «Alvaro» Antonini Già responsabile della
colonna romana Br, coinvolto sequestro Dozier, arrestato nel 1985, è in semilibertà dal 2000. Ogni
giorno entra ed esce di prigione per lavorare all’esterno. Presiede l’associazione culturale Papillon-
Rebibbia promotrice della protesta che nel 2004 si è allargata a tutte le carceri d’Italia. Ha avuto
l’onore di essere convocato a Montecitorio dalla commissione-giustizia per discutere dei problemi
delle galere. Smentì di esser stato perquisito in cella dopo l’omicidio D’Antona.
Lauro Azzolini Membro esecutivo delle Br nel processo Moro, 62 anni, tre ergastoli, l’uomo che
sparò a Montanelli, è libero. Da semilibero ha iniziato a lavorare in una coop che si occupa di nonprofit,
settore disabili, per la Compagnia delle Opere. Barbara Balzerani Svariati ergastoli, ai vertici
delle prime Br-Pcc, autrice del libro «Compagna Luna» per Feltrinelli, ha lavorato con la coop
Blow Up di Trastevere specializzata nell’informatica musicale. Arrestata nel 1985 ottiene i primi
permessi agli inizi degli anni Novanta. Silvia Baraldini Condannata dalla giustizia americana a 43
anni di galera per associazione sovversiva, è uscita per motivi di salute ottenendo, il 27 dicembre
2002, una collaborazione con la giunta Veltroni. A caldeggiare il rinnovo del contratto di
consulenza sul lavoro femminile, nel 2003, fu l’assessore Luigi Nieri di Rifondazione comunista.
L’associazione delle vittime ha presentato denuncia in procura. Marco Barbone L’assassino del
giornalista Walter Tobagi si è pentito ed è tornato libero. Lavora in una tipografia a Milano.
Cecco Bellosi Ex componente della colonna Walter Alasia, in manette nel 1980, condannato a 12
anni, libero nel 1989. Presiede un centro di recupero di tossicodipendenti a Nesso che collabora con
l’associazione Lila. Vittorio Bolognese Colonnello delle Br-Partito Guerriglia, è in semilibertà dal
settembre 2000. Ha lavorato come operatore informatico alla coop romana Parsec dove ha trovato
Pancelli, Piccinino e altri ex irriducibili. Franco Bonisoli Brigatista del commando di via Fani,
ergastolano, 13 anni di carcere, dissociato, è libero. Ha fatto il grafico in una Coop di Sesto San
Giovanni, lavora in una società di servizi ambientali. Paola Besuschio Il suo nome venne fatto dalle
Br durante il sequestro Moro, era detenuta, ne volevano la liberazione in cambio del leader dc.
Lavora in una cooperativa statistica. Anna Laura Braghetti Ex compagna di Prospero Gallinari, è
coinvolta nell’omicidio del giudice Vittorio Bachelet, è la carceriera di Aldo Moro in via
Montalcini, nota come «signora Altobelli»: condannata al carcere a vita. Ha scritto alcuni libri, dal
1994 lavora tutti i giorni all’organizzazione di volontariato vicina ai Ds, «Ora d’Aria» che si
interessa alle problematiche dei detenuti. Nel 2002 ottiene la condizionale.
Paolo Cassetta Esponente tra i più duri del partito armato, raffica di condanne alle spalle, è
semilibero da un bel pezzo. Lavora stabilmente alla coop 32 dicembre, collegata al Centro
Polivalente circoscrizionale intorno a cui gravitano vecchie conoscenze degli anni di piombo, come
Bruno Seghetti e Cecilia Massara. Geraldina Colotti Militante delle Ucc, ex insegnante di filosofia,
ferita in un conflitto a fuoco nel gennaio del 1987, ha lavorato alla coop romana 32 dicembre, oggi è
impiegata al quotidiano Il Manifesto dove lavora anche l’ex bierre Francesco Piccioni, semilibertà
dal 1999. Anna Cotone Ex bierre del feroce Partito Guerriglia, coinvolta nel sequestro dell’ex
assessore dc Ciro Cirillo, arrestata nel 1982, in semilibertà da anni, lavora dal 2002 nella segreteria
politica dell’europarlamentare di Rifondazione comunista, Luisa Morgantini.
Renato Curcio Fondatore e ideologo delle Br, gira l’Italia facendo conferenze in scuole, università,
consigli comunali, presenta i suoi libri ai festival dei partiti. In tv, sulla berlusconiana Canale 5, è
arrivato a dire che le vittime degli anni 70 sono i suoi compagni di lotta morti sul campo. Da dieci
anni è a capo della coop editoriale «Sensibili alle foglie» che si occupa di studi sulla lotta armata,
carcere e droga, tema quest’ultimo cavalcato da don Gallo, il parroco antagonista di Genova, che ha
presentato il libro edito da Curcio insieme a Dario Fo. Condannato a 30 anni, ne ha scontati 24, è
semilibero dal 1993. Alessandra De Luca Anche lei brigatista nel processo Moro, è in semilibertà
da tempo. È stata candidata col partito di Bertinotti alle regionali del Lazio, ma non ce l’ha fatta.
Roberto Del Bello Ex brigatista della colonna veneta, condannato a 4 anni e 7 mesi per banda
armata, oggi lavora al Viminale come segretario particolare di Francesco Bonato, sottosegretario
agli Interni per Rifondazione comunista. Sergio D’Elia Dirigente di Prima linea, sconta 12 anni di
carcere. Liberato e ottenuta la riabilitazione, entra nel partito radicale. Nel 2006 viene eletto alla
Camera nella lista della Rosa nel Pugno e diventa segretario d’aula di Montecitorio. Fra polemiche
e proteste. Adriana Faranda Fa parte della direzione strategica delle Br, aderisce presto alla
«dissociazione» guadagnando la libertà. Viene rilasciata nel 1990 e affidata all’opera di don
Calabria dove lavora al computer. Scrive libri, ha fatto la fotografa. Finisce al Costanzo Show, e
sono polemiche infinite. Diego Fornasieri Insieme ad altri ex detenuti è attivo nel non-profit
attraverso la cooperativa sociale di prodotti biologici «Arete». Guerrigliero di Prima linea, incassa
una condanna a 30 anni nel 1983. Libero. Alberto Franceschini. Fondatore con Curcio delle Brigate
rosse, nel 1983 si dissocia. Oggi lavora a Roma con la Braghetti all’associazione per detenuti «Ora
d’Aria». Condannato a più di 50 anni di galera, esce dal penitenziario nel 1992 dopo 17 anni di
reclusione. Scrive libri, partecipa a conferenze. Prospero Gallinari Membro del commando che
sparò alla scorta di Moro in via Fani, responsabile della «prigione del popolo», è libero da tantissimi
anni per problemi di cuore. Claudia Gioia Primula rossa delle Unità Comuniste Combattenti subisce
una sentenza a 28 anni di prigione per il delitto del generale Giorgieri e per il ferimento
dell’economista Da Empoli. È in libertà condizionale dal gennaio 2005. Nel 1991 finisce
intercettata mentre parla, in cella, col br Melorio di un tentativo di ricostituzione delle Ucc.
Eugenio Pio Ghignoni Brigatista coinvolto e condannato nel processo Moro, è il responsabile della
Direzione Affari Generali dell’Università Roma Tre, cura la sicurezza...
Maurizio Jannelli Già capocolonna romano delle Br, ergastolo per vari crimini (tra cui la strage di
via Fani) ha lavorato alla Rai come autore a partire dal 1999. Per il Tg3 ha seguito «Il mestiere di
vivere», «Diario Italiano», «Residence Bastogi», fa parte dello staff della trasmissione sportiva
«Sfide». Ha scritto «Princesa», libro su un transessuale suicida. Dal 2003 è in condizionale.
Natalia Ligas Nome di battaglia «Angela», la dura delle Br-Partito Guerriglia che partecipò al
massacro di piazza Nicosia a Roma, ergastolana, permessi premio a partire dal 1998, dal 2000 è
semi-libera nonostante non si sia mai dissociata. Maurizio Locusta Partecipa al delitto Giorgieri (24
anni di pena), viene estradato dalla Francia nel marzo 1988, dopo qualche anno esce ed è assunto
alla fondazione Lelio Basso-Issoco come «assistente di sala consultazione».
Francesco Maietta Ex militante delle Ucc, condanne pesantissime, lavora part time in un ente
importante dal 1990. Si è sposato nel 1998 a Ostia con una ragazza della Caritas. Tra gli invitati, il
presidente emerito Francesco Cossiga. Corrado Marcetti Ex di Prima linea, oggi è direttore della
Fondazione Michelucci a Fiesole. Nadia Mantovani Dissociata, condannata a 20 anni per
appartenenza alle Br, ottiene la condizionale a gennaio ’93 quando sconta due terzi della pena. Ex
fidanzata di Renato Curcio, è tra le fondatrici dell’associazione per il reinserimento dei detenuti
«Verso Casa». Il 23 agosto 2004 la sua performance sugli anni di piombo al meeting di Rimini ha
riscosso molto successo tra il pubblico di Cl. Mario Moretti Il numero uno delle Br, leader della
direzione strategica, partecipa al sequestro Moro, dopo 17 anni di carcere, 9 di clandestinità e 6
ergastoli, nel 1994 ottiene il permesso di andare alla Scala. Una volta fuori, in lavoro esterno, si
occupa di volontariato. Esperto di informatica partecipa alla fondazione della Cooperativa Spes
composta da ex irriducibili dissociati. La coop ottiene vari contributi, anche dalla Regione
Lombardia, insieme all’associazione «Geometrie variabili» cerca «forme di lavoro non alienanti per
i detenuti». Scrive libri. Valerio Morucci. L’ex postino delle Br durante i 55 giorni del caso Moro,
scontati 17 anni di prigione, dissociato, è libero. Autore di libri di successo (l’ultimo, «La peggio
gioventù») vincitori di premi letterari con «Il collezionista» (la VI edizione di «Esperienze in
giallo») lavora come consulente informatico. Roberto Ognibene. Gode dei benefici dovuti alla legge
sui dissociati e lavora come impiegato al Comune di Bologna. Ave Maria Petricola Quest’anno la
Provincia di Roma ha assunto quest’ex pentita brigatista, nome ricorrente al processo Moro, come
responsabile del centro di Torre Angela, VII municipio della Capitale, che trova lavoro ai
disoccupati. Amnistiata nel 1987, nel 2004 la ritroviamo nella lista degli assistenti sociali regionali.
Remo Pancelli Killer dell’ala militarista delle Br «Colonna 28 marzo», l’ex dipendente delle Poste
del sequestro D’Urso, viene bloccato dai carabinieri il 7 giugno del 1982. Pluricondannato, è
inserito in una coop sociale (che ha ospitato altri ex terroristi rossi).
Marco Pinna Soldato della colonna sarda delle Br, è vicepresidente della coop ambientale
«Ecotopia».
Susanna Ronconi Storica figura del troncone toscano di Prima Linea, lavora al Gruppo Abele di
Torino dove ha la responsabilità delle cosiddette «Unità di strada». Nel 1987 guadagna il primo
permesso-premio per la sua dissociazione. È stata consulente di Asl e Comuni del nord Italia,
collabora alla pubblicazione del «Rapporto sui diritti globali» a cura dell’associazione Informazione
& Società per la Cgil Nazionale. Un’interrogazione di Gasparri (An) e Giovanardi (Ccd) la
segnalano come beneficiaria di una consulenza da parte dell’allora ministro Livia Turco.
Giovanni Senzani Il «criminologo» delle Br-Partito Guerriglia, irriducibile fino al midollo, già
sospettato di essere il Grande Vecchio del sequestro Moro, ergastolano per l’omicidio del fratello
del pentito Patrizio Peci, esce nel 1999 in semilibertà ma un anno dopo è dietro la scrivania di un
centro di documentazione della Regione Toscana denominato «Cultura della legalità democratica» e
inserito nel progetto Informacarcere. Nel 2001 si è scoperto che il centro poteva clonare tutti gli atti,
anche quelli segreti, della commissione parlamentare sulle stragi. È coordinatore della casa editrice
di sinistra Edizioni Battaglia. Marco Solimano Ex di Prima linea, oggi è consigliere dei Ds al
Comune di Livorno. Da circa dieci anni è assistente volontario al carcere di Livorno come
responsabile Arci. Nicola Solimano. Ex di Prima linea, condannato a 22 anni lavora alla Fondazione
Michelucci di Fiesole, costituita nel 1982 dalla Regione Toscana e dai Comuni di Pistoia e Fiesole.
È stato consulente della Regione Toscana per la nuova legge a tutela dei popoli Rom e Sinti e fra i
coordinatori di un campus internazionale nell’ambito dell’iniziativa regionale Porto Franco, per
conto dell’Assessorato alla cultura della Regione.
(tratto da “Il Giornale” del 4.11.06)

mercoledì 2 luglio 2008

PER NON DIMENTICARE


In questi giorni di aspra polemica sulla venuta in Ascoli Piceno dell’ex B.R. Renato Curcio, sorge spontaneo fare alcune constatazioni che debbano servire da riflessione per le persone di buon senso.
In primo luogo voglio evidenziare come tanti politici locali abbiano taciuto di fronte a tale scellerata ed inopportuna scelta e che ciò dimostri come la politica talune volte si allontani da quelle prerogative che sono fondamentali in un paese democratico come l’Italia.
Il fatto che gli fosse stata negata la sala della provincia è sicuramente motivo di giubilo ma che l’incontro si sia tenuto ugualmente provoca un certo sdegno alla luce delle dichiarazioni del presidente Napolitano in occasione della “giornata della memoria”, il quale condannò senza mezzi termini chi offriva palcoscenici ad ex terroristi che si fossero macchiati di reati sanguinosi, in special modo in un periodo particolare come gli anni di piombo, vera e propria piaga ancora aperta nella storia del nostro paese.
Al contrario Lunedì sera si è tenuto un interessante convegno organizzato da Guido Castelli dove hanno partecipato molte persone ed in particolare giovani e che ha avuto come ospiti il redattore del Carlino, Guidelli autore del libro “Terra di sangue” ed presidente dell’associazione nazionale vittime del terrorismo, Bernardo Berardi, figlio del maresciallo Berardi morto per mano della oscura mano dei terroristi B.r. Proprio la testimonianza di quest’ultimo il quale 30 anni or sono ha dovuto subire un grave lutto, ha fatto riflettere ed il suo acceso intervento dovrebbe essere condiviso da tutti senza distinzioni politiche. Vi sembra giusto che chi ha commesso crimini cosi efferati contro le forze di polizia oggi possa impunemente girare scortato per l’Italia, scrivere libri, andare in televisione?
A tutto questo noi diciamo no e faremo di tutto affinché i più giovani possano comprendere come sia andata quella vergognosa pagina della storia d’Italia che ancora scotta, ed ogni qual volta avvengono episodi come quelli di sabato riaprono ferite mai chiuse.
La nostra vicinanza a persone come Berardi, ed alle famiglie vittime del terrorismo è motivo di stimolo che ci porta a condannare sempre e comunque il terrorismo in ogni sua forma.